Nel cuore dell’Etna, tra vicoli in pietra lavica e torri normanne, ogni estate Randazzo si trasforma in un palcoscenico del passato. Merito dell’Associazione Culturale Sicularagonensia, che da quasi trent’anni custodisce e restituisce la memoria medievale della città con passione, rigore e creatività. Fondata nel 1995, l’associazione è il motore della Festa Medievale di Randazzo, oggi una delle rievocazioni storiche più apprezzate del Mezzogiorno.
Le origini: un atto di passione e di cultura
Tutto ebbe inizio nell’estate del 1995. Un gruppo di studiosi, appassionati di storia e cittadini randazzesi decise di riscoprire il glorioso passato aragonese della città, legato in particolare alla figura di Bianca di Navarra, reggente del Regno di Sicilia dal 1409 al 1415. Su suggerimento dello storico Giuseppe Severini, si scelse proprio questa nobildonna come simbolo della rinascita storica di Randazzo.
Fu così che nacque ufficialmente la Sicularagonensia, con atto notarile firmato da Maria Cristina Fioretto (prima presidente), Francesca Di Stefano, Laura e Giuseppe Gangemi. La prima edizione della Festa si tenne il 10 agosto 1995, con un piccolo corteo di circa trenta figuranti. I costumi furono disegnati da Francesca Di Stefano e cuciti da sarte locali, sulla base di iconografie tardo medievali.
Crescita e identità: una comunità in marcia nel tempo
Da quella prima sfilata, l’associazione non ha mai smesso di crescere. Oggi il corteo conta oltre 100 figuranti: nobili, armigeri, arcieri, popolani, musici e danzatori, tutti accuratamente formati attraverso stage storici e coreografici. Le vie del centro storico si animano ogni anno con un fitto calendario di eventi: spettacoli di falconeria, danze medievali, giocoleria, sbandieratori, battaglie simulate, mercatini d’artigianato e taverne storiche.
Non si tratta solo di folclore: ogni elemento è frutto di ricerca storica rigorosa, dalla foggia degli abiti ai cerimoniali di corte, dagli stemmi nobiliari alle musiche e coreografie. La Sicularagonensia ha saputo coniugare filologia e spettacolo, coinvolgendo la comunità in un progetto di identità e orgoglio territoriale.
La figura di Bianca di Navarra
Al centro della narrazione storica c’è Bianca di Navarra, moglie di Martino il Giovane, che visse a Randazzo tra il 1409 e il 1415 in qualità di Vicaria del Regno. In un’epoca di instabilità politica, fu lei a reggere le sorti dell’isola in nome dell’erede ancora minorenne. La sua figura, di grande spessore politico e umano, rappresenta oggi un potente simbolo femminile e istituzionale per la città.
La regina rivive ogni anno nella spettacolare investitura della Vicaria, il momento culminante della rievocazione storica.
L’impatto sulla città e le nuove generazioni
L’associazione non è solo un’organizzatrice di eventi: è una scuola di storia, teatro e artigianato per intere generazioni di randazzesi. Coinvolge bambini, adolescenti, artigiani, musicisti, studiosi e volontari in un grande laboratorio culturale collettivo.
La manifestazione ha generato un indotto turistico significativo, contribuendo alla valorizzazione del borgo e del territorio etneo. Anche grazie alla visibilità della Festa, Randazzo è tornata ad affermarsi come meta culturale.
Il presente: tradizione e innovazione
Nel 2025, la Sicularagonensia celebra la XXVIII edizione della Festa Medievale, in programma dal 25 al 27 luglio. Sul sito ufficiale e sui canali social dell’associazione si susseguono anteprime, racconti e ricerche, a testimonianza di una realtà viva, dinamica e proiettata verso il futuro.
L’associazione è oggi guidata da un nuovo consiglio direttivo, con Salvatore rotella alla presidenza e una squadra attiva nella formazione, promozione e progettazione culturale.
Un’eredità viva
A Randazzo il Medioevo non è solo un ricordo, ma un’esperienza vissuta e condivisa. La Sicularagonensia ha saputo trasformare un patrimonio di storia in un patrimonio di comunità. E ogni anno, con il suono dei tamburi e il passo cadenzato dei figuranti, la città ricorda a se stessa – e a chi la visita – che la storia non è mai passata. È ancora qui, tra i vicoli, le pietre e le voci di chi la racconta.